Il diritto alla città. 2: Spazio e politica
In "Spazio e politica", costruito come secondo volume di "Il diritto alla città", Lefebvre analizza criticamente un modo di operare corrente e disastroso, che usa far corrispondere punto per punto i bisogni, le funzioni, i luoghi, gli oggetti sociali in uno spazio ritenuto neutro, indifferente e oggettivo. In questo tipo di prassi va riconosciuto il principio della frammentazione dello spazio sociale, che è divisione del lavoro quanto divisione sociale, in una parola: alienazione. A questo modo di operare, si contrappone l'idea di "diritto alla città" riferito a una globalità e liberato dall'ideologia dominante, coercitiva e repressiva. "Diritto alla città" significa dunque diritto dell'uomo all'aggregazione, alla presenza totale in ogni punto, in ogni circuito di comunicazione, di informazione e di scambio. Ma questo non dipende tanto da una particolare ideologia urbanistica, né da un particolare approccio alla progettazione, quanto piuttosto dalla consapevolezza di una specifica qualità o proprietà dello spazio urbano: la centralità. Non esiste nessuna realtà urbana senza un centro, "senza un luogo di concentrazione di tutto ciò che può nascere e prodursi nello spazio, senza un luogo di incontro attuale o possibile di tutti gli 'oggetti', di tutti i 'soggetti'". L'esclusione dalla dimensione urbana dei gruppi, delle classi, degli individui, significa di fatto esclusione dal processo di civilizzazione e addirittura dalla società. Il diritto alla città è la lotta contro questa esclusione dalla realtà urbana, dalla centralità, oltre che il segno di una crisi che investe ogni organizzazione coercitiva e discriminante: i centri decisionali, di informazione, potere, opulenza, che insieme ricacciano l'uomo nelle periferie della politica, dell'informazione e della ricchezza. Centralità come unità di spazio e di tempo, contro ogni frammentazione, che è alienazione, divisione del lavoro e dello spazio. Un diritto alla città che richiede non una generica conoscenza dello spazio, ma la conoscenza della sua produzione. Prefazione di Francesco Biagi.
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