Diario della crisi infinita
L'indefinito prolungarsi e globalizzati della crisi, la sua cronicità, la devastazione sociale di cui è all'origine, ci costringono a interrogarci sulla natura del capitalismo finanziario. Un capitalismo che si è imposto con la distruzione della società fordista alla fine degli anni Settanta e si è poi finanziarizzato a tal punto da stravolgere le stesse categorie di denaro, salario, profitto e rendita. Se il lavoro salariato è andato in frantumi e lo Stato sociale è stato smantellato nella sua funzione di regolazione macroeconomica e sociale, se l'indebitamento privato ha preso il posto di quello pubblico nella creazione della domanda effettiva, se i mercati finanziari esercitano la loro sovranità al posto di quella statuale e se il denaro si è di fatto privatizzato per assecondare la sete di profitti delle imprese multinazionali e dei grandi investitori istituzionali, allora qualcosa di veramente profondo è accaduto in questi anni, qualcosa che ha intaccato alla radice la nozione stessa di capitalismo. Il capitale come rapporto sociale si è spezzato, la creazione di ricchezza è ormai incapace di generare crescita e benessere, mentre produce disuguaglianze vertiginose e sofferenza diffusa. Distruggendo la classe operaia fordista, il capitale ha distrutto al contempo quella dinamica che gli permetteva di crescere. Non c'è crollo, ma crisi come forma permanente di accumulazione e comando politico... Prefazione di Franco Berardi Bifo.
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