Saya
Saya: A Saya mancavano pochi giorni per concludere la leva militare nell'esercito polacco e decidere cosa fare della sua giovane vita. Era tornato per un breve congedo e in qualità di figlio maggiore doveva aiutare i suoi familiari nello Shiva, il lutto delle famiglie giudaiche, quando il primo settembre 1939 l'esercito tedesco attaccò la Polonia dando fuoco alle polveri del Novecento. Da quel momento i membri della famiglia Fajans furono costretti a un esodo doloroso, chi dentro i campi di lavoro russi e chi invece in quelli di concentramento tedeschi, sfiorandosi tra i deportati e tra le fila degli eserciti che combattevano tra Asia, Africa ed Europa con un unico scopo: sopravvivere. Tratto dalla vera storia di Saya, questo romanzo parla della tragedia di chi nonostante abbia perso famiglia, patria, fede e libertà ha trovato il proprio posto nel mondo. I Fajans furono soldati e insegnanti, traduttori e ribelli, ma è nell'umile mestiere del sarto che Saya si è riscoperto uomo, perché "cucire significa mettere insieme le trame, aggiustare fa bene alla memoria delle cose rotte, così come rattoppare i vestiti strappati sul petto durante il periodo di shiva fa bene all'animo sofferente".
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