Anche il mare sogna. Filosofie dei flutti

Anche il mare sogna. Filosofie dei flutti

Il rischio di naufragio è in ogni onda. Tuttavia, la filosofia affronta il mare da sempre, convinta che i flutti aiutino a porsi i giusti interrogativi. Cos'è il mare? Unisce o separa? La sua natura complessa esprime l'intreccio delle sue funzioni. Facilitando i contatti, il mare accosta le diversità; favorendo i confronti, media al contempo gli scontri: l'arcipelago è un cesto di isole relate, ma anche un insieme di individualità conflittuali. Da sempre il mare presta le proprie rappresentazioni ed il proprio linguaggio alla filosofia, al punto che è difficile distinguere, tra mare e pensiero, chi ha scoperto l'altro. Forse, siamo stati proprio noi, i filosofi, ad inventarci il mare: "Per navigare bisogna inventare il mare, bisogna cioè inventare la dimensione liquida solcabile, che consenta la navigazione. La filosofia occidentale ha inventato il mare. Tutte le navigazioni pratiche dell'Occidente sono possibili nel e dal mare" (Severino). Il mare è un grande e potentissimo catalizzatore di passioni. Di una soprattutto: la paura. Sul mare smisurato l'uomo si è messo, agli inizi, per necessità. Nessun tuffo liberatorio, nessun viaggio per il viaggio. Spesso, investendo l'elemento marino delle angosce e dei timori più reconditi: in mare aperto si è esposti sempre all'altro, come rivelano anche le due principali metafore marine, il naufragio e la deriva.
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