I luoghi abbandonati
Pubblicato per la prima volta nel 1962, il secondo romanzo di Fabio Carpi orchestra come un'ouverture, in una vibrante sintesi di echi e risonanze, tutti i maggiori temi che percorreranno l'opera dello scrittore milanese. L'impossibile che governa le relazioni d'amore, lo scivolare del tempo lungo il piano inclinato della nostalgia e l'imporsi della memoria involontaria sono solo alcuni degli elementi che convergono qui per inscenare l'insanabile conflitto fra presente e passato. Al centro della scena, i tre protagonisti de "I luoghi abbandonati" sono altrettanti capi d'accusa mossi alle età che rispettivamente incarnano: separata dal marito, Valentina si sta curando in montagna per una forma di tubercolosi; Bella è una adolescente di sedici anni, instabile e capricciosa, animata da una punta di perversione; e tra loro, all'estremo vertice di questo triangolo, c'è Aldo, un giovane intellettuale sulla soglia dei trent'anni, che dalla letteratura ha ripiegato sul giornalismo e nel giro di due settimane si trova a giocare una partita sentimentale che ha per sfondo gli alberghi e le stazioni sciistiche di una Svizzera asettica, avvertita come "angosciosa anticipazione della morte", e per posta le due donne. Conteso fra due amori ugualmente segnati dal fallimento e incapace di scegliere - perché scegliere significherebbe sacrificare il proprio io indiviso, intaccare un patrimonio che le leggi della giovinezza vorrebbero illimitato - Aldo oscilla come un pendolo...
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