Alì Pascià
Si parva licet, scrive Valerio Magrelli nell'Introduzione ad "Alì pascià", "potremmo forse azzardarci a dire che questa appendice ricorda quella 'Colonna infame' che Manzoni volle estrarre dai suoi 'Promessi sposi' per farne una narrazione a sé stante". Alì pascià è la personificazione del despota senza scrupoli e le sue spietate gesta offrono tutt'oggi una potente immagine del potere e dei suoi meccanismi. Dumas fu colpito a tal punto dall.avvincente storia di "Alì Pascià" scritta dall'amico Mallefille da decidere di offrirne una propria versione, spinto anche dal desiderio di appoggiare i moti rivoluzionari che stavano per scoppiare in Albania. Il libro narra così le vicende di Alì, uomo avido di ricchezze e potere, e la sua vita, segnata da una serie ininterrotta di crimini e di trame segrete. L'"Alì Pascià" di Dumas fu scritto in lingua italiana, nella versione che abbiamo qui restituita, un italiano dell'Ottocento contemporaneo a quello di Manzoni. Possiamo supporre un legame tra tale scelta linguistica e il tema del romanzo, che racconta l'infame dittatura del tiranno di Giannina? Il lettore, trascinato dallo stesso coinvolgimento che appassionò Dumas, avrà la sensazione che le barriere del tempo e dello spazio siano particolarmente sottili, e non potrà non farsi rapire dalle incredibili vicessitudini che accompagnano l'ascesa e la caduta del funesto Alì Pascià, la cui vicenda finirà per sfociare nella ribellione e nella resistenza all'oppressione.
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