Il Vangelo secondo Totò

Il Vangelo secondo Totò

Antonio Di Grado ci offre un saggio ricco di riflessioni, di ironia e di riferimenti colti che, prendendo spunto dal personaggio Totò, spaziano in svariati ambiti, da quello biblico-teologico a quello letterario, dalle produzioni artistiche alle considerazioni psicoanalitiche. Di questa ricchezza di idee e di sollecitazioni culturali non possiamo che rallegrarci: anche al lettore più distratto verrà sicuramente la voglia non solo di vedere o di rivedere i film di Totò, ma anche di leggere o di rileggere i tanti testi di cui qui si parla. Ma chi era, infine, Totò? Ce l’ha detto Pasolini: una sublime marionetta rottamata nella discarica d’un mondo afflitto dai «caporali», un alieno che da quel mondano ciarpame leva gli occhi al cielo, al maestoso transito delle nuvole: «Ah, straziante meravigliosa bellezza del creato!». Sia che riempia di spaghetti le sue tasche d’affamato o che snodi le giunture del suo corpo sbilenco per mimetizzarsi in un teatro di burattini, sia che sgomini i banditi della casbah a colpi di castagnole e tric-trac o che in un saio francescano provi a convertire uccellacci e uccellini, sia che si travesta con le mezze maniche d’un travet o con le gonne da attempata maliarda, Totò è altro da quelle umane parvenze, è un clown ferito o Pierrot lunare o acrobata metafisico o «morto che parla»: già, perché «nuje simmo serie, appartenimmo a’ morte». (Antonio Di Grado)
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