Le aziende confiscate alla mafia. Perché falliscono e cosa fare per salvarle. Una prospettiva manageriale
"La mafia dà pane e morte", diceva il titolo della prima grande inchiesta antimafia condotta, nel 1958, da un coraggioso giornale siciliano, L'Ora. Quattro soldi per un pane stentato, precario, di persone umiliate dal "caporalato" del lavoro irregolare. E morte diffusa. Da allora lo Stato ha fatto la sua parte, e ha combattuto la mafia sottraendole ricchezza e accumulando un immenso patrimonio che oggi va gestito. In questo libro si parla di questi beni. Meglio, si parla delle aziende confiscate, partendo dalla convinzione che tra le diverse proprietà sottratte alla criminalità, queste siano le più difficili da gestire ma anche le più strategiche, per il loro portato non solo economico e occupazionale, ma anche simbolico nella lotta alla criminalità organizzata. Nel libro si esplora il fenomeno, indagando le ragioni istituzionali, culturali e gestionali per cui oggi le aziende sequestrate e confiscate nella maggior parte dei casi falliscono o, nella migliore delle ipotesi, giungono dopo anni di gestione da parte dello Stato in condizioni tanto precarie da rendere quasi impossibile anche solo intravedere per loro un reale futuro di sviluppo. Si propone, con lo sguardo di chi conosce profondamente le organizzazioni e il management, un modello di valutazione, gestione e rilancio basato sui principi della tempestività, selettività ed economicità nella ricerca di soluzioni che tutelino anche l'alto valore simbolico e sociale dell'impresa sottratta alla mafia...
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