Stato e Chiesa nel Regno d'Italia al tempo di Ludovico II

Stato e Chiesa nel Regno d'Italia al tempo di Ludovico II

Ludovico II detto il Giovane (825-875), pronipote di Carlo Magno, venne definito "imperator Italiae". Infatti, nonostante avesse ereditato il titolo imperiale, governò soltanto il cosiddetto Regno d'Italia ovvero di Longobardia. Esposta sul mare agli attacchi dei Saraceni e dei pirati narentani, contesa a sud da Bizantini ed Arabi, divisa all'interno tra rissosi principati locali, la nostra penisola nel IX secolo presentava un quadro politico-sociale alquanto difficile. A rendere più complessa la situazione si aggiungeva la presenza nel Regno del Patrimonium Petri, il territorio amministrato dal papato con il consenso dell'imperatore. Inevitabilmente il sistema teorico della compresenza di due poteri, il laico ed il religioso, su cui era fondato il Sacro Romano Impero, finì con il mostrare la difficoltà della sua applicazione pratica, in quanto Chiesa ed Impero, voluti entrambi dalla divinità per la salvezza umana, tendevano a sopraffarsi, confondendo le loro sfere di competenza. Mentre Ludovico II intendeva esercitare pienamente sull'organismo ecclesiale il diritto di controllo statale. la Chiesa di Roma partiva dall'assunto che per mandato divino il pontefice fosse superiore a qualunque autorità terrena. L'alleanza fra trono e altare attraversò così in Occidente la sua prima fase critica, che cominciò a mettere in dubbio le fondamenta stesse dei principi cui era informata l'organizzazione del potere.
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