Contemplazione della morte
Nell'aprile 1912 D'Annunzio pubblica sul "Corriere della sera" quattro scritti, in memoria di Giovanni Pascoli e dell'amico Adolphe Bermond. Fortemente scosso dalla grave perdita di questi due personaggi molto importanti per la sua vita e la sua arte, decide di commemorarne la scomparsa. Nella prima prosa, D'Annunzio manifesta la sua stima per Pascoli, arrivando poi a descrivere attraverso aneddoti e piccoli episodi l'amicizia che li legava. Le successive invece sono principalmente costruite intorno ai ricordi del rapporto che l'autore aveva con Adolphe Bermond e di alcuni indelebili momenti biografici, come la visita all'amico in fin di vita. Il Bermond, forte della sua profonda fede, tentò più volte, invano, di convertire lo scrittore. Proprio per questo, nella seconda parte dell'opera a lui dedicata, l'autore si interroga sul significato della morte e sulla propria mancanza di fede, arricchendo il testo di citazioni bibliche ed evangeliche. "Contemplazione della morte" è quindi considerato da molti il suo testamento spirituale.