Ipso praesente angelus

Ipso praesente angelus

L'attesa scandisce quest'opera, così come accompagna la nostra esistenza. L'angelo in quanto messaggero, guardiano, protettore, trasmigrando di atmosfera in atmosfera... veglia. Il tutto è allusione, riflessione, appropriazione di brandelli di tempo e di spazio, controllata frase, frammento di discorso, che va a scandire in itinere atmosfere atemporali. Cogliere e accogliere il contrappunto della trama della vita: la divisione tra stare e andare, tra "Essere e Nulla", tra effimero ed eterno Il nostro "viaggiare erratico" oltrepassa il semplice andare del nomade, perché diviene un transitare che resta nel mezzo delle contraddizioni, le comprende e da esse riparte ancora, per vedere come sempre nuovo, il mondo intorno a noi e dentro di noi. Pensieri per immagini, colte nel loro tempo istantaneo. Immagini come esplorazioni di mappe, materia su materia e ancora evocazioni, ma di stati, di coscienza e di conoscenza, che indaga e rivisita lo spazio interiore e esteriore dentro e fuori di noi. Memorare, ricordare, non per colmare, ma per includere ascendenza dello Spirito e horror vacui, riconoscimento dell'effimero e meraviglia del transitorio con spessori di memoria che resteranno comunque, a piacere o a dispetto della nostra coscienza, misteri dell'impermanenza umana. È il momento della dimensione estatica: è il canto all'impermanenza.
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