Non pretendo che qualcuno mi creda
Uno studente messicano, Juan Pablo Villalobos, va a Barcellona accompagnato dalla fidanzata per completare il suo dottorato in letteratura. Poco prima della partenza, suo malgrado, si ritrova coinvolto in un pasticcio monumentale, un “affare di alto livello”, a causa di suo cugino, aspirante truffatore. Questo trasforma la permanenza nella città spagnola in una sorta di romanzo noir, uno di quelli che allo stesso protagonista piacerebbe scrivere. Il testo è arricchito da una complessa fauna di personaggi: pericolosissimi gangster; una ragazza di nome Valentina che legge I detective selvaggi e finisce sull'orlo della miseria; Laia, figlia di un politico corrotto di un partito nazionalista di destra e persino la madre dello stesso protagonista, melodrammatica, orgogliosa e ricattatrice proprio come in una buona telenovela messicana. In questo romanzo esuberante, sboccato e intellettuale i personaggi – e narratori – non fanno altro che ripetere “non pretendo che qualcuno mi creda”, come a ribadire che è la vita stessa, il più delle volte, a mescolare realtà e illusione, commedia e tragedia.