Il sottile fruscio della follia. Il riscatto della mente
Un romanzo sull'identità, sulla memoria, sulla solitudine, sull'amicizia, sulla giustizia e sulla morte. Parole solo in apparenza diverse, in realtà sfumature dello stesso colore. La narrazione, se pur scritta in prima persona e ambientata per la maggior parte a Milano, procede a flashback, presentandoci la famiglia ebrea del protagonista, gli orrori della persecuzione nazista e le traversie dell'amata e odiata figura paterna. Theo è uno scrittore sui generis, intelligente, colto, con un buon successo di critica, ma in costante conflitto con l'editore, suo suocero, che, accusandolo di saper scrivere ma non farsi leggere, pretende da lui qualcosa di più commerciale. Abbandonato alla nascita da un padre malato di mente, che lo ritiene responsabile della morte da parto della madre, è asfissiato dalla colpa di esistere. Non sorprende che tutto questo lo indirizzi verso un approccio negativo alla realtà. Ma sopraggiungono due fatti a scompigliare la sua monotona situazione familiare: l'incontro con una giovane prostituta ucraina e quello con Sandro, un ragazzo cileno con un'imperfezione del cuore che, sentendosi per questo in prestito alla vita, l'affronta in modo originale. Un delitto, la cui soluzione sembra sfuggire a ogni logica, lo porta a confrontarsi con Parisi, un ispettore di polizia che, creando empatia, suscitando dubbi e guadagnandosi la fiducia degli interrogati, da sempre cerca d'imporre una scheggia di giustizia in un mondo costantemente ingiusto. Dopo una serie di tragici eventi, la verità del mondo in tutta la sua «nientità» reclamerà la sua sentenza.
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