Un cancello a chiudere il vento
Un cancello a chiudere il vento: In questo scritto autobiografico l'autrice racconta i momenti salienti di vita della sua infanzia: i giochi in campagna, le consuetudini di una famiglia di contadini come la sua, la scuola, gli amici e i bagni nel fosso, la passione per la lettura. Narra dei viandanti che di volta in volta chiedevano alloggio e venivano ospitati a dormire per una notte o due dalla sua famiglia, facendo transitare la loro esistenza in quello spazio ideale e fortemente poetico, delimitato dall'aia e dai confini del casale che apparteneva all'Eridania Zuccherifici Nazionali e dato loro in comodato d'uso. Trovano memoria anche i tanti animali domestici vissuti con la sua famiglia, le persone che ruotavano attorno a quel rione popolare, Borgo Naviglio, affacciato sul Canale Fossa, come ad esempio le ricamatrici e le sarte, il barbiere e tante altre figure divenute eterne grazie alla memoria dell'autrice. E poi trova spazio il ricordo della prima volta in cui studiò il francese, le giostre, le lotte studentesche, i primi viaggi, i luoghi del cuore, strappati per sempre all'oblio: i luoghi a me cari e sempre vicini. Sullo sfondo Ostiglia, il suo paese, il fiume Po, il viale dello zuccherificio Eridania, l'antico giardino Bonazzi, il magnificente giardino pubblico. Luoghi e ricordi sicuramente personali ma altrettanto impressi nei vissuti di molti e resi trasfigurati e universali da quel senso di nostalgia che non è tristezza ma bellezza per ciò che non è più e tuttavia rimane indefettibile. In questo scritto autobiografico l'autrice racconta i momenti salienti di vita.
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