Ucraina

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Putin e il gruppo dirigente russo hanno deciso il 24 febbraio del 2022 l’invasione dell’Ucraina convinti di condurre una campagna lampo in grado di liquidare in poche settimane la resistenza ucraina. Questo piano fallirà. La guerra potrà proseguire a lungo ma i termini della situazione non muteranno. Non muterà soprattutto la condizione internazionale di isolamento della Russia. Né da questa situazione il regime verrà fuori minacciando, come fa Dmitrij Medvedev, olocausti nucleari. La possibilità di un sussulto democratico che dissolva l’autocrazia russa è ancora lontana, ma le conseguenze delle sanzioni sulla economia russa, i passi falsi e le sconfitte sul terreno militare, e la tenace resistenza degli ucraini potrebbero tuttavia favorire l’aprirsi di una riflessione critica sulla condotta neo imperiale del gruppo dirigente russo e sui costi che essa comporta per il Paese. Sarà in grado Putin di Individuare una via di uscita dal vicolo cieco in cui si è cacciato? Saprà disporsi ad un negoziato su basi ragionevoli e senza porre condizioni inaccettabili per l’Ucraina? O, viceversa, la Russia si arroccherà sui territori ucraini conquistati? Si allontanerà, forse irreparabilmente, dall’Europa? È realistica una simile prospettiva nel tempo delle interdipendenze e del globalismo? Nella epoca dominata dal ritmo sconvolgente delle innovazioni tecnologiche? Chi seguirebbe la Russia che scegliesse questa strada? Questi gli interrogativi intorno a cui ruota il libro che approfondisce i motivi che hanno condotto alla crisi delle relazioni tra Occidente, Unione Europea e Stati Uniti, e la Russia di Putin.
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