Il problema difficile della coscienza. Su David Chalmers e sulla liquidità paradigmatica del pensiero
Poiché con il termine "coscienza" intendiamo "coscienza di qualcosa", un'analisi del sottostante fenomeno non può non rinviare a quel "qualcosa". Ed entrambe le cose - la coscienza in quanto "cosa" ed il "qualcosa di cui abbiamo coscienza - formeranno inevitabilmente oggetto di riflessione epistemologica. A tale incombenza sembra, tuttavia, opporsi l'ambiguità dei vocabolari teorico-disciplinari utilizzati nella disamina di fenomeni che attengono, nella prevalenza delle ipotesi esplicative, alla costituzione dell'"io" quale attore esclusivo del fenomeno indagato. Per cui, un discorso sulla coscienza parrebbe destinato a risolversi nell'enunciazione di una sorta di "teoria fondamentale" - quella che gli astrofisici chiamano "teoria M" - supponendo che per la descrizione di fenomeni oltremodo complessi ci si possa servire di più teorie parimenti valide in ragione delle mutevoli prospettive di osservazione.
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