La foce
La Foce non è solo un affresco di un borgo, quello di Sarno, per come era un secolo addietro. È soprattutto uno scenario di cui si avvale l'autore per popolarlo di personaggi che, per l'amore, la sensualità, l'odio, l'ambizione che esprimono, appartengono alla latitudine dell'Uomo che nel suo essere e divenire, rimane immutabile, ad ogni latitudine storica. Per tale architettura, sempre sorretta da una forma duttile e scorrevole, il libro si legge tutto di un fiato. Anche per il susseguirsi, con repentini cambi di scena, di vicende, una diversa dall'altra ma tutte sempre legate da un'intima economia d'insieme. Indiscusso protagonista del libro è il nonno dell'autore, valente avvocato penalista, e uomo politico, sensibile ai bisogni della sua gente, ma che viene colto anche nei suoi momenti di caduta, che lo rendono ancora più vero, vivo e palpitante. Accanto a lui, si muove Demetrio, uomo di straordinaria bellezza, che è a lui legato come e più di un fratello. Personaggio che viene colto essenzialmente nella sua separatezza, che è la traduzione, in immagine letteraria, dello slancio vitale di Bergson, il grande pensatore francese del secolo scorso, che in Demetrio diventa capacità di ritrovare se stesso, per essere vicino agli altri. Intorno a loro due si muovono altri personaggi, tra i quali Concetta Mazza che volle divenire Lady Ketty e Virginia che dopo trent'anni si riprende la sua dignità di donna, strappando alla odiata suocera le chiavi che aveva alla cintola, segno del suo potere di matriarcato di cui aveva orrendamente abusato, soprattutto ai suoi danni.
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