La guerra fatta in casa
Napoli, autunno 1966. La mente di Lucio è colma di ricordi: era un ragazzino quando la guerra s'era scatenata. Era notte ormai. Dal balcone spalancato entrava aria calda, l'autunno faceva gli ultimi respiri estivi, qualche zanzara minacciava sangue insidiando le sue orecchie e piccole falene grigie volavano intorno alla lampada e a turno tentavano di suicidarsi per l'orrore degli umani. Mosconi neri si agitavano nella mente di Lucio e tarli come trapani rosicchiavano senza pietà: ecco altre vittime da aggiungere al suo elenco. Cosa non era stato fatto ai ragazzi di quegli anni? Altro che la sua fuga, quando le volte di antichi conventi gli erano apparse solide e incrollabili e si erano palesate schermo inefficiente contro il fragore dei muri che dentro gli stavano ancora crollando. Quanti altri trenta/quarantenni avrebbe incontrato Lucio nel suo viaggio alla scoperta di sé, che nascondevano dietro il riso e le battute di spirito la smorfia e il disgusto e la protesta che gli s'erano impressi nell'anima? Americani, i colpevoli? E non era stato un tedesco a sganciare la bomba, quella notte? Guardati dentro, Lucio, dove sono gli innocenti?"
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