Il rapimento della sposa. Fughe e rapimenti a lieto fine nel teatro comico e musicale
Il matrimonio è il più classico lieto fine di tutto il teatro comico. L'amore in tutte le sue forme e in tutte le sue criticità, che sia Eros e passione, devozione o struggimento, fedeltà o infedeltà, è il sentimento che domina la commedia e rappresenta il nodo centrale intorno al quale si svolge il processo dialettico teatrale. Ogni commedia punta a stupire il pubblico con inganni e beffe ben congegnati, raffinati oppure osceni, spassosi o dolceamari, a volte perfino crudeli. Ma anche all'interno di queste fasi variabili alcune strategie si ripetono e diventano meccanismi consueti cui fare ricorso per sbloccare una situazione in stallo. Una di queste, che può essere usata per ostacolare, o viceversa per risolvere una questione amorosa impedita o minacciata, è il rapimento. Rapimento si intende della 'futura' sposa, della giovane amorosa, di colei che nella pièce si sa che convolerà felicemente a nozze nel finale. Lei è l'oggetto del desiderio conteso da più pretendenti, la preda che innesca la lotta per la conquista. Il rapimento a scopo matrimoniale è un motivo trasversale che tocca diverse aree d'interesse e porta a riflettere in senso più ampio sul matrimonio e sulle norme di organizzazione sociale di un popolo. Non riguarda soltanto il rapporto tra sposo e sposa, tra innamorati, certo una delle coppie drammatiche più celebri e seguite, ma in senso più ampio rimanda al rapporto di questi con il sistema familiare e sociale che li comprende e, non da ultimo, con il sistema culturale di riferimento. È quasi dal nulla, da un caos iniziale, dal disordine dell'antefatto che tutto si crea: si corteggia e si lotta, s'inganna e si deride, si ama e si odia, per ribadire o forzare i limiti del sistema, gli spazi leciti e illeciti, per creare nuovi equilibri e coronare nuovi duraturi legami.
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