Stanley Ketchel. Il più grande dei selvaggi del ring
Nell'America brutale e selvaggia di oltre cent'anni fa un vagabondo cerca invano la pace. Una quindicenne è costretta a sposare un ubriacone molto più vecchio di lei. Nasce un bambino prematuro che cresce accanto a un padre che lo picchia ogni giorno e una mamma che fugge dalla realtà suonando Chopin. Il ragazzo, diventato forte, si ribella al padre e scappa di casa. Una gioventù in giro per gli States. Il sesso sperimentato giovanissimo e a pagamento. Un dollaro per fare l'amore con una bruttina a cui manca un incisivo e puzza di cavolo bollito. Lui si chiama Stanley Ketchel ed è nato per boxare, diventerà uno dei più forti pesi medi di sempre. Si batte anche per il mondiale dei massimi contro Jack Johnson in un match in cui i manager si sono già accordati per il pari. Ma Ketchel non ci sta e mette al tappeto Johnson, che si rialza e lo travolge di colpi fin quasi a ucciderlo. Stanley cerca consolazione in donne, droga e alcol. Gli rimangono solo due amici: il bandito Emmet Dalton e Geronimo, capo Apache. Poi, la svolta. Sembra che finalmente trovi la pace. Ancora un match e avrà la rivincita contro il re dei massimi. Un colpo di carabina lo stronca all'alba di una tranquilla giornata di lavoro. Un balordo lo uccide a tradimento. Aveva 23 anni. Lo chiamavano "L'Assassino del Michigan".