Il conte di Saracino
Che fine ha fatto Peppe Tolu, eminente abitante di Nuxenti, piccolo paese arrampicato sul Monte Libertà, nel cuore della Barbagia? E perché, prima di scomparire, ha deciso di tappezzare le vie del borgo con manifesti che annunciavano non solo il suo rancoroso addio, ma anche la profetica fine del villaggio? Curiosità, sbigottimento, irritazione per le parole di Peppe lasciano il posto al dubbio, al mistero di una decisione inaspettata. E, per quanto siano frenetiche, le ricerche condotte nei giorni a seguire paiono non sortire alcun effetto. Così come non approda a nulla il rievocare gli episodi del recente passato, nella speranza di rintracciare qualche elemento che faccia luce sulla vicenda. Nella circostanza, a imbrogliare ancor più le carte, si insinuano poi le figure di due donne. La prima, Mangedda sa bruxia, è una donna dal passato oscuro, tenuta ai margini dai compaesani a causa dei suoi presunti poteri occulti. La seconda è la sua irriducibile avversaria, donna Memena, la figura più influente di Nuxenti, collegata in qualche modo al "conte di Saracino", il leggendario personaggio che molti identificano con lo stesso Peppe Tolu. Il racconto, poetico e quasi fiabesco, costituisce per l'autore lo spunto per denunciare il processo di desertificazione in cui versano molti centri dell'interno della Sardegna, ma al tempo stesso per evidenziare la ricchezza di risorse, naturali e umane, presenti nell'entroterra ma poco valorizzate per incuria.
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