Fuoco criminale. La 'ndrangheta nelle terre del Po: l'inchiesta
Una notte di novembre, a qualche chilometro da Mantova, va a fuoco l'auto di un imprenditore edile. Autocombustione, si affretta a dichiarare. Un mese dopo: altro incendio. Stesso posto e stesso proprietario. Si accendono altri roghi, e le vittime sono sempre imprenditori edili. Il fuoco arriva fino a bruciare le betoniere di una ditta di calcestruzzi impegnata nella costruzione di un centro con parcheggi, un albergo, negozi, appartamenti e uffici all'ingresso della città. Coincidenze? Lo sono fino al 24 settembre 2011, quando un piccolo imprenditore si presenta alla caserma dei carabinieri. E spaventato, si sente sotto scacco. E il suo racconto apre uno squarcio su un mondo che si credeva lontano almeno mille chilometri. Saranno le sue denunce a dare il via all'inchiesta. Estorsioni, intimidazioni, corruzioni, mazzette che non lasciano tracce, se non le frasi smozzicate captate nelle intercettazioni. In una città, Mantova, simbolo del profondo Nord, che continua a disegnare la 'ndrangheta con coppola e lupara. Fino ad oggi.
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