Godo quindi sono. Divertissement quasi scientifico sulle faccende di letto e simili
Perché miriamo al godimento? Quali sono i meccanismi e gli eventuali impedimenti di tale tipo di vissuto? Qual è nello specifico il ruolo del corpo e quale quello del cervello? Che cosa resta in noi del godimento? Chiariti questi aspetti biologici di base, il libro passa ad analizzare il vissuto di questi momenti, tanto sul piano individuale che su quello sociale, e il sistema di incentivi e punizioni che tutto ciò mette in moto. Molto spesso il godimento è visto come una tracotanza e una stupida violazione delle regole del creato. D'altra parte, il non parlarne rappresenta già una sorta di ammissione di colpa, come di un'esagerata indulgenza con se stessi. Un estremo egoismo, in fondo, dove il proprio sé diventa un fine e non un mezzo per tirare avanti o magari per soccorrere altri, oppure semplicemente averne cura. Ecco forse perché tale articolo è visto con occhio più severo nel sesso debole che nel maschio, per il quale il prendersi cura non è generalmente ritenuto un compito primario. Ed è probabilmente sempre per questo motivo che per secoli si è vista con disapprovazione l'omosessualità. In questo caso il comportamento non è finalizzato nemmeno in teoria alla funzione riproduttiva, ma rappresenta una pura (e sfacciata) ricerca del proprio piacere. Apriti cielo! Desidero qua invitare il lettore o la lettrice a riflettere su tutto ciò.