Sulla mia pelle. Il caso Divania-Unicredit
Un'azienda del Sud, sana e in crescita, viene dichiarata fallita nel 2011: il più grande stabilimento della zona industriale di Bari diventa preda dei vandali e più di quattrocento dipendenti perdono il lavoro. I salotti della Divania non attraverseranno più l'oceano per arrivare nelle case degli americani. La causa della rovina di Divania per gli inquirenti è da ricercare tra gli algoritmi della finanza e nei prodotti derivati che avrebbero dovuto mettere al riparo la società dai rischi di cambio e invece l'hanno esposta a perdite di milioni di euro. Secondo la guardia di finanza Unicredit ha espropriato il legale rappresentante della conduzione finanziaria e si è impadronita della gestione della liquidità della società distruggendone l'attività produttiva. Il fatturato di Divania è crollato da 70 milioni di euro a zero e la società, priva di ricavi, non ha più potuto far fronte alle obbligazioni assunte ed è quindi fallita. Un default per il quale a vario titolo sono imputati dei reati di bancarotta fraudolenta ed estorsione aggravata gli amministratori delegati di Unicredit Alessandro Profumo e Federico Ghizzoni insieme ai più alti dirigenti della banca all'epoca dei fatti. Tutto questo sulla pelle del presidente di Divania, Francesco Saverio Parisi, e dei suoi dipendenti.
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