La vita opaca
Una sfida impari, quella tra la carta stampata e le nuove tecnologie, da cui il vecchio giornalismo è uscito sconfitto, stravolgendo il suo ruolo, con enormi e inutili fotografie, titoli gonfiati, articoli che nascondono messaggi pubblicitari. Interpreti di questa crisi sono due giornalisti: l'uno giunto alla pensione senza aver ottenuto alcun successo e neppure soddisfazioni; l'altro che, al contrario, ha fatto carriera, fino a diventare direttore di un giornale nazionale. Dal suicidio, apparentemente inspiegabile di quest'ultimo, e dal messaggio di addio contenuto nel biglietto lasciato alla figlia, muove l'intera vicenda: si può ritenere dignitosa solo la "vita breve", che non è la vita reale ma quella che comincia con il primo obiettivo raggiunto e finisce nel momento in cui ci si rende conto di non essere più in grado di ottenerne un altro di uguale importanza. Sullo sfondo fatti reali e altri immaginati dall'autore, ma che assomigliano alla realtà di ogni giorno: un giornale prestigioso che il suo editore vuole trasformare in un "Usa Today" italiano, politici, donne intelligenti, donne avide, il dramma di chi perde il lavoro, la rabbia degli sconfitti, la voglia di ribellarsi. E poi una grande città che si è involgarita, ha perso la sua anima, e un'altra che ha saputo mantenere il suo fascino. Il giornalista sfortunato, che si identifica sempre più con l'amico di successo ma suicida, sceglierà di imitarlo anche nel gesto finale oppure accetterà l'agonia e la decadenza fisica?
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