Oltre le sbarre. Le carceri italiane viste da un giovane agente penitenziario
"Fuori e dentro. Tutti i giorni. Anche se io ho una vita sola, è come se passassi continuamente da un mondo all'altro. È quello che leggo negli occhi di chi incontro, entrando e uscendo. Certo, è ormai una sorta di abitudine, ma non mi piace. O ne ho paura, forse. Poiché la terra è terra e gli uomini sono uomini, non dovrebbe esserci la malattia del baratro. Ma è tutta natura. E la mia pelle di agente di polizia penitenziaria lo sa. Non è un istinto. È respiro e lavoro di ore, mesi, anni. Di pensieri e momenti, di amarezze e scoperte. Un po' alla volta. Con il ritmo della libertà nella mia strada di ragazzo e con quello dei turni e delle sbarre nei passi."
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