Ritmi universali

Ritmi universali

Negli anni Venti Piet Mondrian è a Parigi, e nel clima di apertura intellettuale della capitale francese il pittore sviluppa il suo percorso verso un'arte di astrazione. Fondamentale in tale progresso è la musica. In quel periodo, infatti, Mondrian viene a contatto con il jazz e i balli da sala americani, quali il fox-trot e il charleston, mentre al Théâtre des Champs-Élysées assiste alle sperimentazioni rumoristico-sonore dei futuristi. "Ritmi universali" raccoglie tre scritti brevi, apparsi tra il 1921 e il 1927 sulle pagine delle riviste d'avanguardia "De Stijl" e "I 10", nei quali Mondrian parla delle corrispondenze tra musica e pittura in coerenza con la sua visione estetica, il neoplasticismo. Ciò che egli riconosce nel jazz e nelle composizioni futuriste, realtà musicali in apparenza molto distanti tra loro, è l'espressione pura di uno spirito nuovo, la promessa di una vita pienamente umana, libera da costrizioni. Nei luoghi della musica e della danza, felicità e serietà sono un'unica cosa; il ritmo aperto e mobile del jazz rinvia a quello veloce della vita moderna: è un principio d'equilibrio che, come la pittura neoplastica, ha il potere di riconciliare ogni singolo individuo con l'essenza universale del mondo, superando i dualismi dell'esistenza.
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