Gerusalemme o morte. Un #MeToo di mille anni fa
Federico I Hohenstaufen, detto il Barbarossa, è un sovrano illuminato, più moderno che mai, che sogna l'Europa unita, il disegno non riuscito di Carlo Magno. Cerca in ogni modo la convivenza civile senza ricorrere alla spada. Sue le leggi che proteggono le donne e gli ebrei. L'11 maggio 1189 Federico I lascia la città imperiale di Ratisbona (odierna Regensburg) diretto a Gerusalemme per la "crociata dei tre re", cui partecipano anche le corone di Francia e Inghilterra. Il suo poderoso esercito naviga sul Danubio. Poi i Dardanelli e l'ostile Turchia, infine il fiume Salef con la svolta del 10 giugno 1190. Il romanzo è dominato dalla figura dell'imperatore, ma hanno un ruolo importante anche il figlio Federico, coraggioso e impetuoso, due giovani donne poliglotte, la gitana Runa e l'ebrea Ruth, che diventano abili spie e spezzano cuori, e lo scudiero Sabellicus, sordomuto ma più perspicace di chiunque altro. Cruciale è anche il ruolo del fedelissimo tesoriere-scrivano Sigiboto, che gestisce un serpentone di uomini e cavalli.
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