I fratelli di Soledad. Lettere dal carcere
"Quando mi ribello, lo schiavismo muore con me. Mi rifiuto di tramandarlo. I termini della mia esistenza sono basati su questo... Amore perfetto, odio perfetto, ecco quel che ho dentro." George Jackson, autore di queste lettere, nacque e crebbe nei ghetti neri di Chicago e Los Angeles. Una vita segnata fin dall'infanzia che lo condusse nel 1960, all'età di diciotto anni, nelle prigioni statali con la condanna "da un anno al carcere a vita", per aver guidato l'auto mentre il suo amico rubava 70 dollari in un distributore di benzina. Nella prigione di Soledad, dove fu rinchiuso, venne poi incolpato, senza alcuna prova, dell'assassinio di una guardia, insieme ai "fratelli di Soledad". Come Eldridge Cleaver e Malcolm X, George Jackson fu politicizzato dalla propria esperienza in carcere e, grazie alla ribellione e altre forme di protesta, riuscì a richiamare l'attenzione del pubblico sulle condizioni spaventose nelle prigioni degli Stati Uniti. Nel 1970, con la pubblicazione di queste sue lettere, testimonianza della sua presa di coscienza politica e rivoluzionaria, George Jackson divenne un'icona mondiale della rivolta contro la discriminazione razziale e simbolo dell'emancipazione degli afroamericani.