La signora della porta accanto
La Morte, si sa, ha molti volti. Questo racconto è quello dell'incontro, quasi fisico, di un autore con la propria. È venuta a prenderlo, e finisce per trovarlo assai simpatico. L'incontro si estende su diversi giorni. La Morte però, per gioco o per provocazione, si presenta alla sua porta ogni volta sotto una forma nuova e diversa. Quella di un uomo giovane e bello, quella di un neonato che succhia con golosità un enorme seno, quello di una donna berbera molto - anzi, troppo - bella. L'autore vuole ottenere risposte a tutte le grandi domande filosofiche che si è sempre fatto. Alla Morte piace partecipare a questo dialogo, ma a volte si rifiuta di rispondere. Soggetti troppo sensibili, forse? Nel piccolo borgo toscano, dove la Morte è venuta per il suo Promesso, tutti e due sono seduti in cortile. Fumando sigari Avana, ammirano le stelle. Il dialogo riprende. «Voi mi odiate» dice la Morte, «filosoficamente. Mi raffigurate sempre con tratti poco invidiabili: vecchia donna senza più carne, o addirittura scheletro! Ma guardate che la Morte è anche capace di bellezza. Contempliamo l'immensa bellezza di tutte queste stelle. Quante di esse sono già morte? Eppure le ammiriamo ancora, e ci danno ancora piacere».
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