Da Braccio di Ferro a Provolino, il fumetto umoristico italiano dimenticato
Erano altri tempi. Nei bar al mare suonavano i jukebox, le città erano invase da cabine telefoniche a gettone, i negozi di musica vendevano dischi a 45 o 33 giri, le partite del campionato di calcio si svolgevano soltanto di domenica. Era un mondo privo di iPhone e tablet, digitale terrestre e TV al plasma e ADSL e playstation. Ma era anche un mondo nel quale i bambini e i ragazzini leggevano tanto. Le edicole venivano sommerse da una marea di fumetti e, ogni settimana, noi piccoli lettori andavamo ad acquistare l'ultimo numero di Braccio di Ferro o Provolino, di Geppo o Soldino, di Gatto Felix, Trottolino, Chico. Questi giornalini (così erano tassativamente chiamati) videro il loro boom negli anni settanta e ottanta. Nacquero numerosissimi, divertenti e pittoreschi personaggi, ognuno protagonista di una propria testata. La domanda era altissima e l'offerta faticava a rispondere. Questo saggio tratta in maniera capillare l'argomento.
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