Immanuel Kant come maestro di saggezza

Immanuel Kant come maestro di saggezza

Per apprezzare quanto il pensiero di Kant possa ancora fecondare un’«ontologia critica del presente» (Foucault), ci si deve liberare della sua immagine tradizionale di professore austero e pedante e valorizzarne piuttosto la vocazione di maestro di spiritualità e saggezza animato da una limpida religiosità filosofica, come compresero soprattutto i suoi primi lettori in Oriente che lo posero tra i Quattro saggi del mondo accanto a Confucio, Buddha e Socrate. Per Kant la filosofia non deve essere un’ancella ma una guida che precede la teologia con il lume della ragione. Richiamandosi alla tradizione delle scuole ellenistiche, egli propone una vera e propria «ascetica etica», per perseguire, con disposizione d’animo «ardito e lieto», l’ideale di una vita autenticamente umana, impegnata nella cura di sé e degli altri. In questa prospettiva il cosmopolitismo e il progetto per la pace perpetua spiccano come la coerente declinazione politica e giuridica della tensione che anima tutto il suo filosofare, quell’ispirazione «cosmica» che invita alla costruzione di un mondo comune, nel quale possa esprimersi armonicamente la polifonia delle fedi e delle culture.
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