Del dolore che non conosciamo
"Del dolore che non conosciamo" ci regala bozzetti poetici che hanno nella loro brevità - ovvero essenzialità -, nella struttura simmetrica e nella ricerca programmatica della rima il cuore della loro natura, ovvero quella di microcosmi che, pur fedeli alle regole del gioco minimalista dettate da Alessia De Luca, si fanno di volta in volta portatori di nuove impressioni: a partire dalla matrice comune sono capaci di gettare una luce cangiante e diffusa attraverso l'acutezza dell'occhio dell'autrice, che con una manciata di sillabe costruisce frammenti "narrativi", ora toccanti e riflessivi, ora spietati come stilettate. Sono piccole grandi storie, queste, di assenze, impossibilità, oblio: dai "sentimenti in quarantena" a strade di notte dove "la memoria dei ricordi brucia ancora", fino a case abbandonate "cimiteri di stupidi sogni infranti". Rivolta e decadimento ma anche tenerezza e un filo perlaceo di incrollabile speranza: "Se l'alba ci slega le mani / aspettami fino a domani".
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