Pendula venus. Un episodio poco noto nella storia della tecnologia secentesca

Pendula venus. Un episodio poco noto nella storia della tecnologia secentesca

Nella Roma della Controriforma un nobile appassionato di scienza e tecnologia, inizia una intensa sperimentazione alla ricerca delle fonti del piacere. In un pellegrinaggio avventuroso fra Napoli, Roma, Firenze e Padova, si incrocia con scienziati artisti, militari, astrologhi e teologi. A Napoli è accusato di provocare, con riti satanici, la grande eruzione del Vesuvio del 1631. Per quest'accusa viene messo sotto controllo da papa Urbano VIII e organizza una fabbrica di munizioni a Tivoli. Durante il soggiorno romano passa per un sodalizio con Bernini che lo porta a riflettere sull'arte, e partecipare attivamente alla fusione del baldacchino di bronzo della Cattedra di San Pietro, sotto la cupola michelangiolesca, ma anche alla fusione di cannoni destinati alla fortezza di Castel Sant'Angelo. Un breve incontro con Galileo Galilei, lo porta a sviluppare un notturnale per l'osservazione dei satelliti di Giove e la determinazione della longitudine. Sotto lo stimolo di Tommaso Campanella partecipa ad un rito astrologico anti congiunzione, che ha esito negativo. Entro questa cornice barocca, ove scienza e tecnica si incrociano con arte, astrologia e teologia, si svolge una lunga relazione impossibile di Attilio con una nobildonna romana, che forse si conclude con una tragedia. Il libro è un ampio affresco della società del Seicento, quando non erano ancora del tutto spenti gli ultimi bagliori intellettuali del Rinascimento.
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