1812. L'anno fatale nell'Impero Ottomano (guerra, pace e peste)
L'anno fatale nell'Impero ottomano iniziava con le prime vere trattative di pace per porre fine ad una guerra, che durava ormai da oltre un lustro. La diplomazia europea accreditata a Costantinopoli e a San Pietroburgo - soprattutto quella anglo-borbonica - collaborava attivamente con gli emissari russo-ottomani riuniti a Bucarest per elaborare un testo accettabile da entrambi i contendenti. Nelle trattative emergeva il ruolo di Ludolf, che auspicava una «pace senza l'alleanza», l'unica possibile, per consentire allo zar di spostare le armate ai confini del Nord Europa e fronteggiare l'imminente invasione napoleonica della Russia. Dopo l'ennesimo sforzo bellico sul Danubio, i delegati sottoscriveranno il 28 maggio il trattato di pace, abbandonando al loro destino gli insorgenti serbi e lasciando in sospeso alcune questioni di confine tra i due Imperi orientali, preludio di ulteriori scontri. Lo zar poteva così contrastare l'avanzata francese sul suolo russo, mentre il sultano iniziava a conoscere un nemico invisibile: la peste. I primi sintomi dell'epidemia erano comparsi in primavera, ma nessuno avrebbe potuto prevedere che si sarebbe propagata in tutto l'Impero ed avrebbe decimato la popolazione di Costantinopoli sino alla fine dell'anno.