I giganti della montagna
"I giganti della montagna" è l'ultima opera di Pirandello, iniziata nel 1931 e ancora nel 1936, alla sua morte, non era terminata. Una compagnia di attori girovaghi, avendo deciso di recitare "La favola del figlio cambiato" (un'opera altamente drammatica dello stesso Pirandello) e non trovando accoglienza nei comuni teatri, giunge ad una villa che sembra abbandonata. La villa può accoglierli perché è una 'dimora molto particolare', dove tutto può realizzarsi, basta volerlo. L'opera termina con l'amara considerazione del pericolo di portare l'arte a chi è completamente privo di sensibilità. Troviamo un nuovo Pirandello che, con quest'opera concepita nella vecchiaia, quando oramai sentiva vicina l'ombra della morte, insegna all'uomo che l'importante non è la maschera, né l'apparenza e tanto meno il corpo. Ciò che conta è l'impalpabile, l'invisibile, la larva. In altre parole, se ci possiamo azzardare, lo spirito, l'anima. Rappresentato da compagnie prestigiose questo pezzo teatrale è stato messo in scena anche da Strehler nel 1995.
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