Diario
«Vedendo gli uccelli acquatici, sul lago, farsi più numerosi di giorno in giorno, pensavo quanto sarebbe stato bello se fosse caduta la neve prima del nostro ritorno alla Reggia. Il giardino sarebbe stato stupendo. E infatti, due giorni dopo, mentre ero lontana per una breve vacanza, la neve cadde. Me ne stavo a casa, e nel contemplare quella scena mi sentivo malinconica e turbata. Per anni ero esistita, giorno dopo giorno, svogliatamente, prendendo nota dei fiori, degli uccelli canori, del modo in cui il cielo mutava di stagione in stagione, guardando la luna, la brina, la neve, quasi limitandomi a registrare il trascorrere del tempo. Che mai sarebbe stato di me? Il pensiero della solitudine, del suo protrarsi, mi era insopportabile. E tuttavia v’erano allora amici disposti a parlare con me di certe mie cose di poco conto; e altri, di animo fraterno, cui potevo confidare i miei pensieri più riposti. Ero anche riuscita a entrare in rapporto con persone ch’era arduo avvicinare. Trattavo, con ciascuno, alle sue condizioni; e trovavo sollievo in così piccole cose. Pur consapevole della mia insignificanza, ero almeno riuscita a evitare alcunché che potesse essere giudicato vergognoso o disdicevole. E adesso eccomi qui, ad assaporare fino in fondo l’amarezza della vita». Il Diario di Shikibu Murasaki, una delle realizzazioni più alte della diaristica femminile di tutti i tempi, fu composto in Giappone nell’XI secolo. Con uno scritto di Alfredo Giuliani.