Rodari digitale. Dalla «Grammatica della fantasia» al Coding
Rodari nasce nel 1920 e muore ancora giovane, a sessant'anni, nel 1980. Quello stesso anno appaiono il Commodore VIC 20 e lo ZX Sinclair, e quello dopo il PC IBM. Per non parlare del web che arriva dieci anni dopo. Dunque Rodari non ha assistito all'esplosione dell'informatica personale, quotidiana, in tutte le case. Cosa c'entra allora Rodari con il digitale? Un lettore attento sa bene che Rodari è respinto dalle macchine disumanizzate e disumanizzanti; ma è invece attratto da quelle che hanno un comportamento a metà tra il magico e l'intelligente, e le infila un po' dovunque: dal telecomando che trasporta un mite signore dentro al televisore alla bambola a transistor che si rifiuta di farsi punire dalla sua bambina/padrona, dalla macchina ammazzaerrori del professor Grammaticus al robot creatore di slogan pubblicitari, passando per astronavi, semafori blu e taxi volanti. La stessa Grammatica della fantasia è presentata da Rodari come una "macchina per inventare le favole". Partendo da questi elementi, "Rodari Digitale" tenta di ricostruire un possibile rapporto della poetica e della pedagogia rodariana con le macchine creative per eccellenza, i computer appunto, e racconta di alcuni tentativi fatti in questa direzione già vent'anni fa con la serie di Stroccofillo. In chiusura, suggerisce qualche spunto per applicare le tecniche e le idee della Grammatica della Fantasia per giocare in maniera creativa con le parole e le poesie anche utilizzando un computer.
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