«Eravamo liberi in un paese devastato». Formazione e assistenza ai reduci tra il 1945 e il 1947

«Eravamo liberi in un paese devastato». Formazione e assistenza ai reduci tra il 1945 e il 1947

Il rientro in Italia dei reduci della seconda guerra mondiale costituisce un problema rilevante per la classe dirigente democratica, tanto sul piano politico quanto su quello sociale. Per un verso, il timore di possibili rivendicazioni in quanto ex combattenti inibisce la possibilità di affrontare la questione in modo non conflittuale, così molti di loro, avendo lunghi anni di assenza alle spalle, finiscono per sentirsi estranei in un paese che non riconoscono e dal quale non si sentono riconosciuti. Per altro verso, la necessità del loro reinserimento sociale mediante il lavoro assume i contorni di un problema spesso drammatico, dovendo fare i conti con le devastazioni causate dalla guerra e con la pesante esperienza del fascismo alle spalle. Negli anni della ricostruzione, le politiche di formazione e assistenza ai reduci riflettono in modo significativo il dibattito che matura tra le forze dell'antifascismo, offrendo una chiave di lettura che può essere utile per interpretare il difficile percorso che il paese compie verso la democrazia.
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