Danza russa del Novecento. Dalle avanguardie ai grandi affreschi danzati

Danza russa del Novecento. Dalle avanguardie ai grandi affreschi danzati

Dopo la Rivoluzione d’ottobre (1918), le autorità sovietiche cercarono di assoggettare anche la danza e il balletto – come tutte le arti – ai loro propositi di rivoluzione culturale e rieducazione delle masse. Le pressioni ideologiche, però, non spensero la creatività di coreografi, danzatori e musicisti. Piuttosto, furono l’innesco di un fermento che negli anni e nei decenni successivi li avrebbe portati a sviluppare nuovi linguaggi espressivi, oltre ad arricchire di nuove messe in scena il patrimonio classico. Questo volume prende le mosse dalle avanguardie antiaccademiche degli anni Dieci e Venti, per addentrarsi poi nella grande stagione del drambalet, il balletto drammatico che declinava in danza il realismo socialista e che sarebbe sfociato nel capolavoro Romeo e Giulietta (1940) di Sergej Prokof’ev, coreografato da Leonid Lavrovskij. Da lì, lungo gli anni del dopoguerra e del “disgelo” subentrato alla morte di Stalin, l’autore rintraccia percorsi e protagonisti della danza russa del secondo Novecento: dal fondamentale apporto di Jurij Grigorovich, per quasi un trentennio direttore del balletto del teatro Bol’šoj, alle tournées che in Occidente celebravano étoiles straordinarie come Galina Ulanova, Maja Pliseckaja, Ekaterina Maksimova e Vladimir Vasil’ev. Ed è in Occidente che il racconto si conclude. In particolare a Parigi, città simbolo di quella caratteristica “migrazione” che sin dal primo Novecento vide molti talenti russi espatriare alla volta di nuove e più libere ribalte espressive. Nella Ville Lumière, il genio creativo di Sergej Djagilev, Vaclav Nizinskij, Michail Fokin e George Balanchine diede frutti di immenso valore e contribuì a diffondere nel mondo il mito del balletto russo.
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