Mal d'Aquila
"Ben otto gli anni vissuti tra quelle montagne. Tre i ricordi indelebili: il suono delle campane; l'azzurro del cielo, orgoglioso e testardo anche nelle brevi giornate d'inverno; il freddo pungente che dalla pelle, quasi edera, riusciva a penetrare fin dentro lo Spirito. Poi, ironia del destino o malinconico presentimento, un'idea: immortalare quella fiaba, fotografare il quotidiano. Era il marzo del 2009. Un percorso, il mio, fatto di pensieri ed immagini; di scorci insignificanti ai più, eppure unica silenziosa eco di paesaggi ormai distrutti. Nulla resta tra le mani se non il ricordo che attraverso gli occhi, lentamente, sembra recuperare tepore. Nel tempo si dissolvono nomi e vie, riassorbiti dal silenzio di una città fantasma. Un male incurabile, una febbre dell'anima."
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