Tu forse non ti immagini tutto il bene che ti voglio

Tu forse non ti immagini tutto il bene che ti voglio

Rabbia e paura stringono in una morsa Adamo, rendendo la sua esistenza un continuo affanno alla ricerca vana di una via d'uscita, incapace come egli è di affrontare alle radici il proprio mal di vivere. Giunto nel mezzo del cammin, e anche un poco oltre, Adamo è stanco di tutti e di tutto, sostanzialmente soprattutto di se stesso, ora che la sua pulsione autodistruttiva, dopo averlo spinto sulla strada delle dipendenze più canoniche: gioco d'azzardo, alcol, fumo si manifesta ossessivamente pure in una erotomania che lo costringe a infliggersi dolore fisico per soddisfarsi sessualmente. Separato dalla moglie Maddalena, ha vissuto grandi passioni amorose, che pur avendogli donato a tratti intensa felicità e senso di interezza non si sono tuttavia consolidate mai in uno stato duraturo di gioia profonda, a causa anche di un pervasivo sentimento di colpa di complessa origine, e si sono trasformate così regolarmente in una serie di drammatiche, sofferte perdite. Il ricordo della lettera di Rosa, morta suicida, e della sua disperata e da lui ignorata richiesta di contatto, porta Adamo a confrontarsi con la devastante percezione di essere erede di una "infezione" psichica fatale.
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