Lucia Solidoro. La «santina» di Gallipoli
Da tutti gli scritti di Lucia Solidoro possiamo dedurre che la Serva di Dio ha passato la sua breve esistenza nella pratica di una fede viva verso colui che costituiva la sua gioia. "Proprio in questo momento mi metto a letto con la febbre: mi è successo come la notte del giovedì santo e prego perché mi continuasse ancora", scriveva al suo padre spirituale. Non cercava altro che la volontà paterna del Signore e amando questa volontà, vedeva nelle sue sofferenze la divina volontà. La serva di Dio trovava la sua gioia nella sofferenza. Innumerevoli sono le testimonianze di questa esperienza di gioia nella sofferenza che Lucia Solidoro offre nei suoi scritti. "Mi metto a fare preghiera e penso che volevo curare di più Gesù quell'amore che... gli dico che voglio soffrire e darmi una croce ancora più pesante. Il mio desiderio è quello di essere messa in croce come lui, ma so che questo desiderio non lo posso avere, allora voglio almeno immolarmi a te".