Calavrice

Calavrice

Luigi è vecchio e solo, abbandonato perfino dalla memoria, tranne che dal ricordo vivido dell'omonimo nipote a cui si aggrappa con tutto se stesso affinché non sfugga via. Vivacchia in un ospizio dove nessuno si interessa a lui. Fino a quando una donna misteriosa comincia a fargli visita e, affatto scoraggiata dal suo apparente stato di semi incoscienza, a raccontargli la storia di due giovani. E più si addentra nella narrazione più al vecchio sembrano familiari i luoghi e le abitudini. Gli avvenimenti sfilano via tra usi e costumi dell'entroterra campano nel corso del secolo scorso, quando la civiltà contadina era più viva che mai e l'emancipazione femminile stentava a farsi largo, anche se il concetto cominciava a prendere corpo nella mente di una ragazza che voleva vedere il mondo a colori. A fare da sfondo la terra che, prima che mani scellerate la profanassero, restituiva i frutti della fatica, il nostro sostentamento, come un enorme serbatoio di cose buone. "Calavrice" è un romanzo che immerge nella natura, nel suo corso talvolta crudele ma il più delle volte generoso.
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