Non dimenticarsi di Proust. Declinazioni di un mito nella cultura moderna

Non dimenticarsi di Proust. Declinazioni di un mito nella cultura moderna

Da una parte le côté de Guermantes e dall'altra quello di chez Swann... Pochi luoghi come Illiers-Combray offrono la misura tangibile di un mito che ha coinvolto non solo lettori e scrittori, ma quanti hanno riflettuto sul senso e le strutture della narrativa moderna. Già che non sarebbero pensabili la grande critica del Novecento e le più innovative riflessioni sul metodo senza la "Recherche". Vi si sono misurati, con saggi e/o libri memorabili Auerbach, Curtius, Spitzer, Poulet, Jauss, Deleuze, Richard, Genette, Barthes..., e da noi Solmi, Debenedetti, Contini, Macchia, mentre si sono cimentati nella traduzione Caproni, Fortini, la Ginzsburg, Raboni... Insomma, la seduzione di un'opera dalla fittissima intertestualità e varietà di registri risiede ancora, non solo nella capacità di parlare della storia e cultura dell'Occidente, offrendo il grandioso affresco di un universo in declino, ma nella possibilità di inserirsi su molti livelli quale punto obbligato di passaggio. Dal campo della finzione a quello, indotto, della narratologia, nessun dubbio che Proust ci abbia cambiato la vita, la percezione del mondo, e il modo di guardare gli oggetti, e di leggere i libri e le cose. La raccolta che qui si propone, progettata e curata da Anna Dolfi, ne dà un'ampia e suggestiva testimonianza, offrendosi ormai come un imprescindibile oggetto di studio sulle tracce dell'imprendibile, indimenticabile Marcel.
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