Rocky. Quando suona il gong, combatti e basta
Diventare campioni del mondo è un sogno da ragazzini. Perché, poi, chi è che ce la fa davvero? Rocky Mattioli ce l'ha fatta. Ha realizzato quel sogno. La sua vita sembra la trama di un film. Inizia come tante altre storie: la famiglia emigrata in Australia da Ripa Teatina (lo stesso paese di Rocky Marciano, ed è in suo onore che i genitori avevano scelto il suo nome). Le difficoltà dell'immigrato 'mangiaspaghetti', le prime scazzottate per strada, una vita sregolata ma mai troppo, la scoperta della boxe. Per caso: aveva accompagnato un cugino che voleva imparare a difendersi dai bulli australiani. Dopo i primi incontri da professionista Rocky viene notato da Umberto Branchini, lo storico manager italiano, che lo porta a combattere in Europa. Due anni dopo, nel pieno dell'epoca d'oro della boxe, Rocky Mattioli diventa campione del mondo. Mantiene il titolo per due anni, fino a quando non lo perde in un incontro che combatte con una mano rotta. Un'auto lo aveva colpito di striscio al braccio poco prima dell'incontro. E poi la nuova vita: istruttore alla storica palestra Doria, il tempio della boxe milanese, e al Club Francesco Conti. Per primo qui porta dagli Stati Uniti lo stretching e l'aerobica, che insegna urlando come con i suoi ragazzi sul ring. continua sull'altro risvolto Una vita unica, fatta di momenti inestimabili, intimi o che resteranno per sempre nella storia dello sport, raccontata da lui, con le sue parole e le sue immagini.
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