Pompeii. The art of loving
E veritiera la fama di Pompei città dissoluta, e per questo "punita" dall'eruzione? C'erano davvero, tra le sue vie, lupanari e prostitute a ogni angolo? O piuttosto, come tante altre città, era semplicemente protetta da Venere, col tempio della dea dell'amore vicino al porto, con le sue brave scritte sui muri e, in fondo, un solo lupanare dichiaratamente tale? I suoi numerosi, famosi affreschi e graffiti di argomento erotico erano realmente licenziosi, oppure appaiono tali solo alla nostra pruderie imbevuta di morale cristiana? Quello che è certo è che i romani vivevano il sesso con maggiore disinvoltura di noi. Giocavano e ironizzavano sul sesso con una naturalezza che noi abbiamo perduto. In questo, i Pompeiani non erano affatto più "dissoluti" di altri cittadini dell'impero. Eppure, in quella città, qualcosa di assolutamente particolare, qualcosa, se vogliamo, di "strano" cera: l'abbondanza e la varietà dei riferimenti sessuali nella Pompei del 79 d.C. non hanno pari nel mondo romano a noi noto. Che, almeno in quegli anni, Pompei fosse qualcosa di più di un "porto di mare" come tanti altri è ipotesi suggestiva, che le pagine di questo volume illustrano e approfondiscono cercando di non perdere il filo sottile che ancora ci lega a quell'antica, vitale umanità.
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