Il tempo del lago
Non abbiamo altro che una piccola storia da raccontare ed è sempre la stessa. Non è neppure del tutto nostra, anche se consumiamo gran parte della vita - e una parte ancora maggiore dei nostri pensieri - nel sentirci i protagonisti, al centro di una piccola scena mutevole, spesso oscura e impenetrabile per la nostra ragione - un invisibile tecnico gioca con le luci e le ombre, secondo progetti che ci sfuggono. Il fatto è che abbiamo bisogno di capire, anzi, di credere di poter capire. La scena reale è ben più vasta ed è inintelleggibile, ma forse si può raccontare ugualmente, continuando semplicemente il racconto di altri; si può esplorare, azzardando alcuni passi incerti più addentro - e vengono le vertigini - come ciechi accompagnati fino a lì, per mano, da altri. Questa raccolta è un'ipotesi del tracciato di questi pochi passi, nella mano ancora l'impronta di calore della mano dei nonni, il suono sereno della loro voce mentre attraversavamo il bosco. E l'impronta di calore delle mani di altri cari, la loro preziosa luce nel buio della scena. E anche l'impronta di calore della mia mano - spero - nelle loro.
Momentaneamente non ordinabile