Pesca di mortificenza. Le inchieste del commissario Sanantonio della polizia di Parigi. 6.
"Ostrega che partita di pesca, cuoricini miei! Anche se, in verità, la giornata è cominciata male, perché quel fottutissimo di uno zio Gustave mi ha tirato giù dall'etto (come scriverebbe Berù) un'ora prima dell'alba (pssst: se non l'ho trucidate è solo perché ho lo spirito di famiglia molto sviluppato!). Posso comunque assicurarvi che poi è finita in gloria. Proprio così: siamo finiti sulla prima pagina di tutti i canterini nazionali, lo Ziotto e il sottoscritto, grazie al pesce grosso così che abbiamo arpionato. Grosso, ma così grosso, che avrebbe sfamato un intero convento reduce dai digiuni di quaresima. Ammesso che fosse commestibile, beninteso. O anche a patto che il suddetto convento fosse frequentato da cannibali! Perché, vedete, il pesce che abbiamo ripescato è un maccabeo, che deve essere rimasto a marinare in acqua per svariati giorni, con le zampe imbrigliate in un robusto filo di ferro. E di filo di ferro in ago di canna, anche questa volta vi sciorino papale papale, e senza aumenti di prezzo, un'avventura talmente mozzafiato che, se non vi piace, be', non so proprio cosa farci! O, meglio, posso darvi un consiglio: andate a farvi revisionare la scatoletta cranica dal vostro macellaio di fiducia. Bye bye... Siglato: Sanà."