Milano cold cases. Delitti senza un colpevole
Esistono, i delitti perfetti. Diventano cold cases, etichetta anglofona di successo, per l'ottimismo della volontà degli investigatori, che li tengono in freezer sperando di scongelarli. Ma esistono. Non serve il più sofisticato dei piani, né la più raffinata delle menti criminali. Basta un dettaglio, un pezzo spaiato, un testimone voltato dall'altra parte, una disattenzione o un eccesso di prudenza da parte di chi indaga. Che arriva sempre dopo, corre a handicap, gode di supporti scientifici sempre più precisi ma gioca una partita umanissima e mortale contro un assassino. La recente storia nera di Milano è piena di omicidi. Di mala, di mafia, di 'ndrangheta. Non si ammazza soltanto di sabato, come scriveva Giorgio Scerbanenco. E non muoiono soltanto i soldati di bande e cosche. Finisce sotto il piombo, o con un coltello in gola, anche gente comune: certo, c'è il pregiudicato con la fedina torbida ma anche il ragazzo dal presente specchiato. Il mecenate e la moglie inquieta, professionisti e clochard. In questo libro ci sono diciotto casi, diluiti in diciotto anni. Radiografati, scarnificati, indizio per indizio, dettaglio per dettaglio. Piccoli omicidi, spesso dimenticati come le loro vittime, spariti dalla memoria come i loro assassini. Per diciotto volte perfetti.
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